Non un pamphlet o una confessione ideologica, ma una testimonianza dall'interno sulla parte sommersa del fenomeno brigantista: i personaggi (Moretti, Curcio, Franceschini, ecc.
[...]
) visti da vicino, colti nel privato; la vita del clandestino scandita nel quotidiano da gesti e tempi speciali; i luoghi concreti (i covi, le carceri, i treni); le azioni terroristiche più clamorose svelate nei loro retroscena; i rapporti personali tra i vari protagonisti degli "anni di piombo". Una verità che è umana prima che politologica.
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