Questo volume raccoglie gli interventi presentati all’omonimo convegno che ha posto questo interrogativo a esperti italiani e stranieri di varie discipline: linguisti, psichiatri, grafologi, calligrafi, storici della scrittura, neuroscienziati e pedagogisti. Un filo rosso sembra legare tutti gli interventi.
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La scrittura manuale, e in particolare quella corsiva, è minacciata a livello globale sia in termini di apprendimento che di pratica. Inoltre una diffusa e serpeggiante sensazione di obsolescenza ne accompagna oggi la percezione anche nell’opinione pubblica di fronte al “diluvio digitale” che investe ogni aspetto della vita sociale e delle pratiche educative. Da una parte la trionfante civiltà della rete, dei dispositivi digitali e della didattica a distanza, ancore di salvezza per il mondo della scuola durante gli anni terribili della pandemia da Covid-19 ma anche simboli di modernità e progresso che promettono una scuola più accessibile e forme d’apprendimento facilitate. Dall’altra carta, penne e libri. Strumenti tradizionali per l’accesso alla scrittura e alla lettura che sembrano fare rima con tecnologie del passato ormai superate. Ma le cose stanno effettivamente così? La rivoluzione digitale porta davvero a risultati educativi migliori? Siamo sicuri che sia arrivato il momento di mandare in pensione quaderni, penne e libri cartacei per sostituirli con tastiere, schermi e ipertesti digitali? I risultati delle ricerche e degli studi illustrati in questo volume testimoniano esattamente il contrario invitando ad una sintesi tra saperi umanistici e tecnologie digitali tutta da trovare.