«Il grande Nord è un libro onesto e coraggioso, acuto, splendidamente scritto. La qualità della sua prosa possiede la luminosità di un’aurora boreale.» – Robert Macfarlane Malachy Tallack ha vissuto tutta la vita sulle isole Shetland.
[...]
Quel paesaggio aspro – rocce sferzate dal mare, vasti pianori calvi e valli dove rigoglia una vita sotterranea, pascoli spazzati dal vento, case aggrappate alla pietra – è sinonimo del suo orizzonte: l’infanzia, gli amici, i pomeriggi a pescare nei torrenti. Quando suo padre muore, però, il legame si spezza, e Malachy parte: decide di girare il mondo seguendo il 60° parallelo nord, lo stesso che attraversa le Shetland. Questa traccia invisibile lo porterà dalla Groenlandia alle isole Åland, passando per il Canada e la Siberia, all’inseguimento di una domanda: come vivono le genti del grande Nord, in perenne lotta con un paesaggio che pare ribellarsi alla presenza umana? Su un sentiero svedese dove la neve sembra indisturbata da secoli, Malachy fa esperienza di una solitudine ancestrale, ma l’illusione è spazzata via, a valle, da orde di turisti alla ricerca frenetica di una «vera esperienza selvaggia». In Alaska, Malachy aiuta un amico del college a costruire una baita sull’orlo sdrucciolevole di un ghiacciaio, e i giorni sono una battaglia, ma le notti una scoperta: le luci nel cielo stellato sembrano falò di dei. Ogni escursione, ogni incontro sulla strada – o in una sauna dove ripararsi dal freddo – è un’occasione per riflettere sul senso di comunità, memoria e natura, finché, passo passo, Malachy tornerà al punto di partenza, le Shetland: le vecchie ferite non sono ancora chiuse, ma il ragazzo arrabbiato che è partito tempo prima è diventato uomo, ha ritrovato la strada di casa.