Sono stati compiuti significativi progressi in materia di diritti delle donne a livello internazionale eppure ogni giorno le donne sono vittime di atrocità di guerra che raramente vengono registrate, tanto meno punite.
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Per Christina Lamb, giornalista impegnata da oltre trent'anni in zone di conflitto, le voci femminili sono troppo spesso dimenticate e quando vengono ascoltate accade sempre in qualità di vedove e madri in lutto. «Sentiamo solo metà della storia.» Sin dall'antichità, invece, le donne hanno pagato un prezzo altissimo e i loro corpi sono stati trattati come bottino di guerra. Da tempo immemore, infatti, gli stupri in zone di guerra sono commessi in piena impunità, soprattutto là dove le rappresaglie sono all'ordine del giorno e la stigmatizzazione sociale delle vittime è molto forte. Basti pensare che il primo processo in assoluto per stupro di guerra risale soltanto al 1997 e tuttavia da allora poche sono state le condanne. In questo libro, Lamb dà voce a quelle donne dimenticate, raccogliendo testimonianze intime e private, incredibili storie di eroismo e resistenza: dalle rifugiate yazide sfuggite all'ISIS alle profughe rohingya dello Stato di Rakhine, dalle tutsi violentate durante il genocidio ruandese alle attiviste argentine alla ricerca dei desaparecidos e dei loro «bambini rubati».