Morgana è una storia al femminile che non si pone limiti perché l’obiettivo stesso del libro è quello di abolirli. Le figure femminili che qui vengono raccontate sono di donne straordinarie, che hanno spostato il confine di accessibilità che precedentemente era stato stabilito dal mondo maschile.
[...]
Ogni volta che una Marina Abramovic ha avuto un riconoscimento o ha compiuto un passo, una Morgana, ovvero la sorella potente e pericolosa del celebre re Artù, si fa largo nella società e rappresenta tutte le donne, concedendo al loro sguardo di andare finalmente oltre, in attesa che non ci sia più bisogno di raccontare queste storie. Murgia e la Tagliaferri però vanno oltre, spiando le donne attraverso la lente d’ingrandimento al femminile perché spesso, proprio tra di loro, vengono considerate streghe pericolose, che attentano a qualcosa di forte e prestabilito. La sindrome di Ginger Rogers, ovvero quell’idea che le donne siano migliori a prescindere e quindi che possano condividere un palco con gli uomini, ma stando su dei vertiginosi tacchi a spillo, viene fatta a pezzi dalla Murgia e dalla Tagliaferri. “Morgana” è infatti una celebrazione della forza e della diversità, di un pacchetto di emozioni e di competenze che spingono il lettore sempre oltre.