Quale influsso ha il linguaggio sul pensiero, e come lo esprime e lo sviluppa e lo maschera e gli trasmette pregiudizi e lo infesta di fantasmi e gli appresta trappole? Son domande a cui cercano di rispondere O. e R. in questa loro trattazione, da mezzo secolo classica nel mondo anglosassone.
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Segno, significante, significato: in molti testi recenti, e non solo teorici, accade di cogliere il brusio di tali parole, quasi che la lingua amasse nominare se stessa e mostrare allo scoperto il proprio lavorio. Non è un mistero che la linguistica e la semiologia più divulgate sono oggidì di matrice saussuriana. A Saussure, questo "filologo dotato di un rispetto eccessivo per le convenzione linguistiche", O. e R. rimproverano di aver trascurato "interamente le cose per cui i segni esistono" e, dunque, di essersi inibito "ogni contatto con i metodi scientifici di verifica". Sull'accusa prenda partito il lettore. Quest'opera, dal titolo lievemente insistente ma dal testo persino affabile, sembra in ogni uso costituire, con la spola continua che instaura tra processi mentali, simboli, termini simboleggiati, e con i molti traffici interdisciplinari una lettura ancora ricca, nutriente, pena di Cose, infine una vivace alternativa a approcci, metodi, dogmi correnti.